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domenica 28 ottobre 2007

L'inquinamento che non ci aspettavamo

Credo che alla base di tutto esiste una cattiva informazione che provoca un’ignoranza generale su aspetti, come l’ambiente, che ci riguardano da vicino.

L’anidride carbonica è stata molte volte citata come “colpevole assoluto” dei vari effetti che hanno, lentamente, danneggiato il nostro pianeta: effetto serra, surriscaldamento, buco dell’ozono, innalzamento del livello delle acque…

In natura esiste un altro super agente che sarebbe in grado di trattenere il calore, che a conti fatti è il problema di fondo, venticinque volte più del CO2.

Il killer ombra è appunto il CH4, noto anche come gas di palude, grisou, o meglio risaputo col nome “metano”.

Infatti, questo idrocarburo semplice (appartenente alla famiglia degli alcani), formato da 4 H (idrogeno) e 1 C (carbonio), secondo Samuel Kaharabata, studioso dell’andamento climatico alla McGill University di Montreal (Canada), nei prossimi 50 anni sarà colpevole per il 18% del surriscaldamento terrestre. Non poco.

Comunque, essendo un gas più semplice rispetto all’anidride carbonica, bisogna dire che l’emissioni di CO2 perdurano nell’aria per oltre un secolo a differenza proprio del CH4 , che si dissolve nell’arco di un decennio. Quindi, secondo Kaharabata, l’abbattimento dell’emissioni di metano produrebbe, in termini di tempo minori, risultati immediati per quanto riguarda l’abbassamento delle temperature. Ma come ogni grande scoperta, la fase dell’applicazione diventa sempre quella più complicata.

Oggi sono numerosi i dispositivi che generano una produzione incontrollata di metano; basti pensare alle centrali elettriche, alle miniere di carbone, alle piantagioni agricole. Si ritaglia un ruolo di spicco gli allevamenti, contribuendo per un quinto all’inquinamento mediante CH4.

I batteri che si interessano della decomposizione e della fermentazione del cibo nello stomaco delle mucche, possono arrivare a far produrre, a una sola mucca, 600 litri di metano al giorno.

Numeri raccapricianti. Chi mai avrebbe pensato che il materiale di risulta di mucca sarebbe finito tra gli agenti più pericolosi del nostro pianeta. L’ottimizzazione degli allevamenti di animali da latte, produrebbe benefici nel lotta contro il tempo per salvare il nostro pianeta.

Il ministro dell’Ambiente del governo della Gran Bretagna, David Milliband, ha invitato gli allevatori a limitare le flatulenze delle loro mandrie entro il 2020, pena sanzioni.

Secondo Milliband, infatti, mediante mangimi diversi, facendoli vivere più a lungo, o facendo sì che tale combustibile venga raccolto e trasformato in biogas, si possa limitare le emissioni dannose.

In Australia, da un paio di anni, scienziati stanno mettendo a punto un siero che consentirebbe di ridurre le flatulenze e eruttazioni emesse dai capi bovini e ovini. La ricerca, portata avanti dagli studiosi dell’ente federale di ricerca Csiro, ha prodotto un vaccino contro tre specie di microbi fautori della produzione di metano nello stomaco dell’animale. Il prototipo è riuscito a ridurre solo dell’8% la produzione di CH4, ma si presuppone che, col tempo, riusciranno a mettere appunto un prodotto in grado di diminuire sensibilmente tale produzione.

l metano è 23 volte più potente del CO2, in termini di volume, nella capacità di intrappolare il calore del sole, ed è responsabile di un quinto dell'incremento dell'effetto serra negli ultimi 200 anni. Ma non sono solo i ruminanti responsabili del rilascio dewl gas metano nell'atmosfera: incidono anche l'agricoltura, i movimenti di terra, le miniere e terre umide naturali.